28 settembre 2020 – Angelo Bellobono: l’arte in residenza sull’Appennino
L’artista Bellobono attraversa l’Appennino in quattro tappe per raccontare le terre alte dell’Italia mediante la pittura
Linea 1201 è stato un programma di residenza diffusa dell’artista Angelo Bellobono, promosso dall’associazione Atla(s)Now, a cura di NOS Visual Arts Production e realizzato con il contributo della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele.
Tra l’estate e l’autunno 2020, partendo da Roma, base operativa dell’artista, Angelo Bellobono ha intrapreso un programma di residenze itinerante attraversando l’Appennino in quattro tappe per investigare e raccontare le terre alte dell’Italia mediante l’arte, in dialogo con altri artisti, esperti e appassionati. Durante il percorso l’artista ha prodotto una nuova serie pittorica dove la pratica en plein air dei grandi pittori ottocenteschi è stata la chiave per raccontare un’Italia nascosta e promuovere un’idea di turismo culturale lento e consapevole, che necessariamente diventa sempre più impellente favorire. A conclusione del progetto è stato pubblicato un libro edito da viaindustriae publishing e a cura di NOS, in cui sono confluiti riflessioni sull’esperienza e un racconto sul paesaggio. Di importanza centrale, in quest’ottica, sono state anche le iniziative aperte al pubblico organizzate in occasione di ogni tappa, come escursioni e workshop, che hanno permesso alle persone di condividere insieme all’artista percorsi, riflessioni e visioni.
In merito all’importanza dell’iniziativa il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele ha dichiarato: “Il legame tra arte e paesaggio, specie in un Paese come il nostro, dotato di un’eccezionale biodiversità e risultato di millenni di storia in cui civiltà e culture diverse si sono succedute e intersecate nella sua struttura costituendone l’identità culturale, è qualcosa di prezioso che dev’essere assolutamente valorizzato. Per questo la Fondazione Cultura e Arte ha sposato il progetto di Angelo Bellobono, che in questo periodo post-emergenza sanitaria assume anche un valore aggiuntivo, di arte totalmente sostenibile e fruibile all’aria aperta, da tutti, senza limitazioni di sorta dovute ai protocolli di sicurezza Covid-19. Importante è anche il percorso che “Linea 1201” traccia, dalla Basilicata fino a Bologna passando per un luogo di grande valore simbolico qual è Amatrice, in una sorta di ideale collegamento culturale tra Nord e Sud che si dipana lungo la catena appenninica, oggetto di studio e rappresentazione artistica che fa tesoro dell’esperienza dei grandi pittori vedutisti dell’Ottocento.”
Da tempo in cantiere, Linea 1201 ha preso il via in coincidenza della riapertura post emergenza Covid-19 con l’intento di far tesoro e dar seguito ad alcune riflessioni emerse durante il periodo di lockdown su temi quali l’isolamento e i confini, il rapporto con il paesaggio e l’ambiente, ma anche rispetto ai cambiamenti che hanno subito il nostro approccio al camminare e alle relazioni, e, non ultimo, al territorio montano con le sue esclusive modalità di frequentazione. Il numero “1201” che dà il titolo al programma rappresenta la lunghezza della catena montuosa, dal limite sud dell’Aspromonte calabrese, fino al Monte Maggiorasca in Liguria. “Le terre alte – commenta Bellobono – richiedono un patto di reciproca appartenenza dettata dal corpo, e dagli sforzi che questo compie per conoscerle e viverle in modo sostenibilmente produttivo e visionario.”.
Con Linea 1201, l’artista ha proseguito un’indagine già avviata sulle aree rappresentative del Mediterraneo, pensato come un grande “lago di montagna” incastonato tra le vette che lo incorniciano e di cui la dorsale appenninica rappresenta metaforicamente una nave che lo attraversa. Questa linea altalenante, che unisce le cime nel corso di 1201 km, fu già interamente percorsa a piedi da Bellobono nell’estate 2018, quando l’artista dedicò un mese a percorrere in “salita e discesa” ognuna delle vette più alte per raccoglierne le terre diverse, simboli delle loro identità differenti, per farne poi un quadro cui diede il nome di “Monte Appennino”, quindi esposto in occasione della sua mostra personale presso AlbumArte (16.1-28.2.2019, Roma).
“Guardare un paesaggio da lontano e dipingerlo senza incontrarlo e attraversarlo, rappresenta un’impressione, un esercizio di linee e macchie più o meno virtuoso. Nel momento in cui lo si attraversa il paesaggio si disintegra alla vista e si ricompone con i nostri sensi, i nostri passi, il nostro corpo. Immaginazione e ricordo si fondono”. (Angelo Bellobono)
A cura di NOS Visual Arts Production, Linea 1201 si inserisce nel percorso di ricerca che le curatrici dell’agenzia di produzione artistica Elisa Del Prete e Silvia Litardi perseguono sulla dimensione unica dei contesti della provincia italiana. In risposta alla riapertura che segue lo stato di emergenza che l’Italia ha vissuto in questi ultimi mesi, Linea 1201 si è proposto come un gesto di ripartenza, ponendo al centro la pratica artistica e la sua forza estetica e generativa.
Le Tappe e i territori
Nel corso di cinque mesi il programma di residenze ha fatto tappa presso quattro “Campi Base” scelti da Bellobono come luoghi significativi sia per la diversità geologica che li caratterizza sia per il posizionamento geografico e simbolico che l’artista vi attribuisce.
La prima tappa ha avuto luogo dal 22 al 28 giugno alla Capanna Moulin sulla vetta del Monte Marrone, nelle Mainarde, un gruppo montuoso aspro e selvaggio che unisce i confini di Lazio e Molise. La Capanna era stata scelta, nella prima metà del Novecento, dal pittore francese Charles Moulin come dimora per ritirarsi in eremitaggio pittorico e spirituale. Dopo aver frequentato l’Ecole des Beux-Arts di Parigi e frequentato i pittori dell’epoca da Matisse a Roualt, Moulin giunge per la prima volta in Italia nel 1896, anno in cui vince il Prix de Rome, per scegliere poi di non allontanarsi più. Caratterizzata da un ambiente naturale pressoché intatto, privo di ogni comfort domestico, la capanna costruita dall’artista francese, e oggi ripristinata, con Linea 1201 diventa per la prima volta nuovamente “studio d’artista”. Ispirandosi alla pratica d’isolamento del suo predecessore, Bellobono ne ha fatto rivivere lo spirito artistico proprio a partire dall’esperienza appenninica che, al termine della residenza, è confluita sulla tela in forma di pittura. Domenica 28 giugno se ne sono visti gli esiti quando l’artista ha guidato il pubblico in un’escursione da Castelnuovo a Volturno (frazione di Rocchetta a Voturno) alla Capanna sul Monte Marrone per mostrare il proprio lavoro in dialogo con la pittura di Moulin.
Campo Base della seconda tappa è stata la cittadina di Latronico in Basilicata, ai piedi del Monte Alpi, dove, in collaborazione con l’Associazione Culturale Vincenzo De Luca, la residenza di Angelo Bellobono si è inserita dal 27 luglio al 2 agosto nel programma culturale “A Cielo Aperto” curato dal duo artistico Bianco-Valente assieme a Pasquale Campanella. Dall’esperienza in solitaria a quella comunitaria, questa tappa ha dato vita a un percorso collettivo in cui l’artista, che è vissuto in residenza in paese, giovedì 30 e venerdì 31 luglio ha realizzato un laboratorio di pittura en plein air a partire da un’escursione aperta al pubblico alla scoperta del territorio del Monte Alpi che connette le diverse Regioni di Calabria, Lucania e Campania. È stato l’artista stesso a fare da guida a un trekking centrato sul tema del “confine” in cui le linee altimetriche sono diventati i punti di vista per osservare territori geograficamente separati.
A fine estate Linea 1201 si è spostato a Valsamoggia, in provincia di Bologna dove, grazie alla collaborazione con la Fondazione Rocca dei Bentivoglio di Bazzano, dal 7 al 13 settembre, l’artista si è immerso in un territorio caratterizzato da un’identità più “addomesticata”, con aree fortemente industrializzate dove agricoltura e allevamento intensivi convivono. Qui sono divenuti protagonisti i calanchi, espressioni fortemente tipiche dell’Appennino e tesori del patrimonio paesaggistico italiano che, per effetto erosivo, aprono sui versanti collinari veri e propri “palcoscenici” terrosi. Anche in occasione di questa terza tappa sono state organizzate iniziative aperte al pubblico.
La tappa conclusiva di Linea 1201, è stata infine Amatrice, sull’Appennino laziale all’interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: città che ha un legame stretto con l’artista e le sue comunità, simbolo del sisma del 2016 e al tempo stesso risorsa e modello prezioso per immaginare un futuro sostenibile. Qui, grazie alla collaborazione con la Casa della Montagna del CAI che ha funzionato da Campo Base, il programma di residenza si è allargato a una pratica corale con il coinvolgimento di altri tre artisti che, in modo diverso, hanno fatto anch’essi della pittura un loro ambito di ricerca, Davide D’Elia, Beatrice Meoni e Chris Roccheggiani. Con loro Bellobono, nel corso della residenza, che si è tenuta dal 21 al 27 settembre, ha condiviso il percorso fatto fino a quel momento attraverso un confronto collettivo che si è dipanato durante passeggiate, incontri e laboratori aperti alla cittadinanza.