I grandi capolavori del Corallo

I grandi capolavori del Corallo

TRAPANI, XXX maggio 2013 – I più straordinari capolavori dell’antica arte del corallo rosso in Sicilia, riuniti per la prima volta in un’unica grande esposizione, organizzata dalla Fondazione Puglisi Cosentino con il sostegno della Fondazione Roma – Mediterraneo, tornano a casa: dopo aver chiuso i battenti domenica 5 maggio a Palazzo Valle a Catania, con un ragguardevole risultato di pubblico (oltre trentatremila visitatori in due mesi), la mostra si trasferisce a Trapani, nella sua sede naturale, dove sarà nuovamente visitabile – con minime variazioni nell’allestimento rispetto all’esposizione catanese – a partire dal 18 maggio e fino al 30 giugno prossimi. La mostra è curata da Valeria Li Vigni, direttrice del Museo Interdisciplinare “Agostino Pepoli” di Trapani e docente di Museologia all’Università Suor Orsola di Benincasa di Napoli (che ha contribuito a realizzare, con Maria Concetta Di Natale e Vincenzo Abbate, il pregevole ed esaustivo catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale), ed è ad ingresso gratuito – come già a Catania – per consentire alla cittadinanza di godere di questo inestimabile patrimonio della più antica tradizione del territorio.

A testimoniare la grande maestria di orafi, incisori, scultori e semplici artigiani attivi in Sicilia tra il XVII e il XVIII secolo – in particolare proprio a Trapani dove, sul finire del 1600, erano censite oltre 40 botteghe di corallari – sono i nuclei principali di alcune storiche collezioni: quella della Banca Popolare di Novara (proveniente da Palazzo Bellini di Novara, sede dell’esposizione permanente della Fondazione BPN), dello stesso Museo Pepoli di Trapani, della Fondazione Whitaker (proveniente da Villa Malfitano a Palermo), del Museo Diocesano di Monreale e di altre raccolte pubbliche insieme a pezzi singoli – molti dei quali inediti – in prestito alla Fondazione da collezionisti privati, italiani e stranieri. La mostra di Trapani è inoltre arricchita da alcuni preziosi reperti provenienti da Shanghai, in Cina, che mancavano nell’esposizione di Catania.

La mostra non è una semplice esposizione di pezzi artistici, ma tende a ricostruire un rapporto interattivo con la cittadinanza. Nel corso della sua durata, infatti, sono previste diverse manifestazioni che sottolineeranno il legame dell’evento con il territorio: saranno organizzati dei tour, con bus navetta e guida, nei luoghi delle antiche botteghe artigiane, e visite guidate riservate a scolaresche e gruppi organizzati.
Ma si tratta di una mostra interattiva anche sul piano culturale: all’interno del Museo Pepoli tavole rotonde, laboratori con la collaborazione degli artigiani ancora operanti nel territorio, ed attività promozionali a cura dei giovani dell’Istituto del Design del corallo.

In esposizione circa 130 preziosi manufatti di inestimabile valore, selezionati con grande attenzione dalle collezioni citate: gioielli e arredi sacri (calici, ostensori, crocifissi, reliquiari, rosari e presepi) e ancora calamai, saliere e raffinatissimi elementi d’arredo come specchiere, cornici, tavoli da gioco, monumentali stipi destinati a case principesche e regge. Oggetti d’arte talmente ricercati nella fattura e nei materiali utilizzati che talvolta spesso sono stati destinati a doni di Stato. In alcuni casi, si tratta di vere e proprie “mirabilia”, oggetti di raffinatissima fattura destinati alle Wunderkammer, le “stanze delle meraviglie” degli aristocratici del Cinque e Seicento: principi eruditi, appassionati di scienze, belle arti e letteratura che collezionavano nelle proprie dimore, piccoli musei ante litteram, testimonianze della natura rielaborate con sapienza dagli artisti del tempo.

A influire sulla sempre più ricercata e manieristica produzione in corallo rosso degli artigiani di Trapani sembrerebbe essere stato il culto della Madonna dell’Annunziata che ogni anno chiamava a raccolta migliaia di pellegrini aumentando la domanda di rosari i cui grani erano realizzati con il rosso “ornamento del mare”. Questa, infatti, l’etimologia della parola corallo: dal greco korallìon, dove koreo significa “adorno” e alòs “mare”.

“Alla magia del corallo – ha spiegato Alfio Puglisi Cosentino – e alle sue interazioni con la storia e la cultura millenaria della Sicilia dedichiamo questa nuova pagina della Fondazione Puglisi Cosentino che, con ingresso gratuito anche a Trapani, propone un progetto espositivo nel quale, per la prima volta, convergono i capolavori di numerose raccolte pubbliche ma anche di collezionisti privati che desiderano condividere con un vasto pubblico di appassionati e curiosi quelli che sono veri e propri tesori del nostro passato. Testimonianze del raffinatissimo artigianato del corallo trapanese che ha visto l’intervento di abilissimi scultori come gli Amato e il Serpotta”. La mostra al Museo Pepoli, infine, perpetua la proficua sinergia inaugurata a Palazzo Valle a Catania tra la Fondazione Puglisi Cosentino e la Fondazione Roma Mediterraneo. “Siamo orgogliosi – ha dichiarato il Presidente della Fondazione Roma-Mediterraneo, Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele – di contribuire a questa mostra, ennesima testimonianza del gusto per il bello dell’artigianato italiano e di quello siciliano in particolare. L’impegno della Fondazione Roma Mediterraneo per la diffusione della cultura in Sicilia è testimoniato dalle esposizioni già realizzate, come quelle dedicate a Piero Guccione e ad Alessandro Kokocinski, ospitate a Palazzo Sant’Elia di Palermo, e quelle che hanno coniugato l’Antico con il Moderno, grazie alle opere di Igor Mitoraj e alle suggestive installazioni di Fabrizio Plessi allestite nella Valle dei Templi di Agrigento. Questo impegno è destinato a proseguire con ulteriori mostre, che a Palazzo Valle a Catania, sede della Fondazione Puglisi Cosentino, vedranno protagonisti i capolavori di pittori stranieri, nella Sicilia dell’Ottocento, e quelli di pittori siciliani dei primi del ‘900, due esposizioni che faranno successivamente tappa a Palermo e ad Erice”.

IL CORALLO, informazioni
Animale, vegetale e minerale. Attorno alla triplice natura del corallo e alle sue presunte virtù terapeutiche e apotropaiche sono fiorite sin dall’antichità leggende e credenze che hanno contribuito a diffonderne l’uso non solo fra i vari ceti sociali ma anche fra popoli (come Celti, Cinesi, Mongoli e Giapponesi) distanti dal Mediterraneo, nelle cui profondità marine proliferano da sempre le colonie di corallo rosso.

Secondo la classificazione del naturalista Linneo, infatti, il corallo è un minuscolo animaletto che vive nelle acque del Mediterraneo e nell’Atlantico Orientale a una profondità che varia dagli 80 ai 200 metri. Ha la forma di un fiore e si presenta con 6 o 8 tentacoli che gli servono per procacciarsi il cibo dal plancton marino. Il corpo è un sacchetto di muscoli che secernono la sostanza calcarea che forma le foreste di corallo. Proprio le grandi barriere coralline accumulandosi nei milioni di anni, hanno formato la crosta terrestre del nostro pianeta.
La pesca e la lavorazione del corallo, diffuse sin dall’antichità, hanno il loro periodo di massima attività in Europa nel XV secolo. Le imbarcazioni utilizzate anticamente erano le “Coralline” – con albero e vela latina – e al largo di Trapani, intorno alle isole Egadi, tra il XVI e il XVII secolo si pescavano grandi quantità di tutte e specie di corallo: rosso, bianco e nero. La corsa al corallo degli ultimi secoli ha messo seriamente a rischio la sopravvivenza della specie e oggi la raccolta è regolamentata e salvaguardata in aree marine protette se non addirittura circoscritta in specifici vivai subacquei autorizzati.

Numerose le credenze popolari legate al corallo, considerato un magico amuleto portafortuna con poteri persino terapeutici. Plinio il Vecchio, nella sua enciclopedia Naturalis Historia, indica il corallo per la cura delle malattie della pelle e come portafortuna nelle culle dei neonati. Li preservava dai pericoli del fulmine e dalla morte improvvisa. I suoi rametti posti a forma di croce ne facevano una barriera contro Satana, i demoni e gli influssi malvagi. Anche per questo lo si donava ai battesimi, mentre il culto pagano vede la sua diffusione in forma di corno.

In medicina, tritato, veniva considerato una panacea per le emorragie e le anomalie del ciclo mestruale e un coagulante per ferite, ulcere e cicatrici. La sua polvere favoriva la dentizione nei neonati, allontanava ogni malessere e persino le crisi epilettiche. Negli adulti aiutava vitalità e potenza generatrice.

Secondo la mitologia i coralli si formarono quando il sangue che sgorgava dalla testa recisa della Medusa venne a contatto con l’aria e si solidificò. La loro forma ha suggerito il simbolismo dell’Albero, inteso come origine e asse del mondo, collegamento tra i diversi mondi, unione dei tre generi della natura – animale, minerale e vegetale – e della vita, simboleggiata dal rosso sangue.

Ma il corallo è da sempre simbolo della bellezza e perfezione del Creato e per questo, insieme con l’oro, divenne la materia prima per gioielli e meravigliosi oggetti di culto, per arredi sacri e profani.